Spesso risulta complicato raccontare la rilevanza di un evento come la Paper Cup, soprattutto quando dopo anni diventa parte integrante della propria vita. Nonostante l’evento si concentri in una singola giornata, la Paper Cup rappresenta l’impegno costante e continuo di un gruppo di volontari che ha deciso di impegnarsi da sette anni a questa parte per l'organizzazione di una pazza regata di barche di carta.
Mi diverte vedere come mentre racconto della Paper Cup, la curiosità del mio interlocutore pian piano si trasforma in incredulità. Si perché quando la gente sente parlare di una gara tra barche di carta, istintivamente immagina una competizione tra piccoli origami galleggianti, ma è proprio quando spiego che sulle barchette ci devono salire i tre coraggiosi marinai, che l’hanno progettata e costruita, che le persone si interessano nel sapere come è nata questa folle idea.
18-07-2017
Era una delle solite monotone estati sul lago d’Idro, quando con un gruppetto di amici abbiamo deciso di provare a costruire delle barche di carta con le quali attraversare il nostro splendido lago. Ovviamente l’idea era trainata da un sentimento condiviso di poter rendere il ricordo di quell’estate uno tra i più memorabili della nostra adolescenza.
Così armati di cartone raccattato nei posti più improbabili, nastro isolante e birrette fresche, ci siamo divisi in tre squadre e abbiamo iniziato a costruire le nostre imbarcazioni improvvisate. Fu durante quella prima regata che grazie al riscontro positivo di un po' di passanti curiosi, fiutammo l'occasione per creare un evento pubblico e dare la possibilità a chiunque di provare questa esperienza.
Le due estati successive, fu molto complicato mettere in piedi un evento del genere, eravamo pochi volontari e particolarmente inesperti. Soprattutto ci scontravamo contro un inaspettato, ma con il senno di poi prevedibile, muro di diffidenza che contrastava l'interesse che volevamo suscitare. Nessuno sapeva cosa fosse la Paper Cup e pochi erano disposti a partecipare, infatti buona parte dei marinai delle prime due edizioni erano nostri amici o conoscenti spesso supplicati ad iscriversi.
Fu dopo l’anno di stop forzato dal Covid che il trend ha iniziato a cambiare e siamo passati dalla terza edizione che contava 20 squadre alla settima edizione svoltasi la scorsa estate con 57 squadre. Quest’anno abbiamo aperto le iscrizioni a mezzanotte del primo giugno e solo dopo 9 minuti siamo andati sold out con 60 squadre iscritte. Abbiamo trasformato un intero campo da calcio nel più originale dei cantieri navali.
Il format è semplice, gli equipaggi, costituiti da tre partecipanti, alle 9.00 di mattina iniziano la costruzione delle barche partendo da materiale di base (cartone multistrato e nastro isolante) fornito da noi. Inoltre ogni team dispone di una quota di soldi virtuali per ottenere materiale extra, ma ogni acquisto comporta una penalità in tempo che si aggiunge al tempo finale della gara. Alle ore 16.00 la costruzione termina, c’e’ una breve sfilata verso il lago e alle ore 17.00 le barche si sfidano su un percorso di 500 metri sulle sponde del lago. L’evento è svolto in massima sicurezza e nel pieno rispetto dell’ambiente che ci ospita, tutto il cartone che utilizziamo, fornito da Imbal Carton (nostro partner) viene poi riciclato. Il nastro adesivo che ci viene fornito da Tesa è realizzato per essere riciclabile con la carta.
Personalmente trovo emblematico e ispirazionale il fatto che un'idea fuori dalle righe come questa sia diventata un evento del genere.
Grazie all'impegno e alla costanza di un gruppo di giovani, nel giro di pochi anni siamo passati da una sfida goliardica tra pochi amici ad una competizione che coinvolge centinaia di persone tra ingegno e divertimento.
Tutto questo risulta ancora più rilevante considerando che l’evento si tiene ad Anfo, un piccolissimo paesino abitato da poco più di 400 persone in provincia di Brescia, nel quale la monotonia fa da padrone.
Anfo, per i molti che lo conoscono è solo un luogo di passaggio che connette Milano a Madonna di Campiglio, ma per me, che ci sono cresciuto, è sempre stato un posto speciale.
Purtroppo però, come tutte le piccole realtà paesane remote, Anfo sta subendo un progressivo spopolamento dovuto alle limitate possibilità lavorative e alla scarsità di vita sociale.
Trovo che questo evento sia un tangibile esempio di come la condivisione di idee e la collaborazione tra ragazzi possa portare ad un importante riscontro sociale anche in un territorio “sfavorito”.
In pochi anni abbiamo creato un evento innovativo ed unico che ha riportato aria fresca in un paese che pian piano si sta spegnendo. Ancor più significativo è come la risonanza e il riscontro per un evento nato un po’ per caso, abbia formato una compagnia di una trentina di giovani volontari attivi sul territorio.
Ogni persona del gruppo si mette in gioco mettendo a disposizione le sue capacità e i suoi limiti. Quasi naturalmente la forza della diversità ha creato un contesto favorevole che sta diventando un incubatore di idee ed eventi. Tutto si basa sull'inclusione e sulla condivisione di pensieri che sono alla base del processo creativo che sostiene la Paper Cup.
Infine credo che mai più di oggi, soprattutto nelle piccole realtà extra-urbane, abbiamo bisogno di creare luoghi di socialità e confronto che permettano di contrastare il fenomeno dell'isolamento sociale e della fuga verso le città.
In quest’epoca in cui i telefoni ci permettono di non percepire la solitudine e ci distraggono dalla noia, simultaneamente favoriscono un processo che ci induce a vivere costantemente con e per noi stessi. I social network ci illudono del fatto che tutti facciano una vita migliore della nostra, ci impongono a dimostrare altrettanto ma in fin dei conti ci portano esclusivamente a chiuderci in noi stessi e ad allontanarci dalla concretezza della vita.
Penso sia importante riflettere sull'importanza di dedicare del tempo per costruire spazi reali e stimolanti che possano mettere in secondo piano il nostro benessere personale. Impegnarsi per un obiettivo collettivo è fondamentale perché oltre a garantire un miglioramento del luogo in cui viviamo ha benefici per tutta la comunità e di conseguenza anche per noi stessi.
Tutto ciò per dire che la Paper Cup non è una semplice gara di barche di cartone, ma è una fonte di speranza e soprattutto una risorsa in un luogo che ha sempre meno da fornire alle nuove generazioni.
Per chi ancora è scettico, lo capisco, ma provo comunque ad invitarvi. Venite a vederci! sono certo che verrete trascinati dall’energia e dall’entusiasmo della gente, il sostegno delle persone ci da la carica che ci consente continuare a credere in questo progetto.
Quindi, ci vediamo il 26 luglio ad Anfo… non tutti eh….. che il paese è talmente piccolo che rischiamo di non starci.
credit: Fotoclub8marzo
Autore
Giacomo Brugnoni
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