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Mi fa sempre tanta impressione la semplicità di tenersi per mano mentre si cammina per la strada. È un chiaro segno di intimità e legame. Da bambini per spostarsi ci si metteva in fila per due per mano per non perdersi, un gesto imposto, come una grande corda, in cui ognuno doveva pensare all'altro e così si imparava l'altruismo.
Oggi, in un mondo post pandemia, il contatto umano ha ancora più valore, è una scelta.
Oggi, in un mondo che torna indietro e mette in discussione i diritti civili, è un atto politico.
Giugno è il mese del Pride, l'orgoglio di essere sé stess* come strumento di lotta contro chi impone la sua superiorità, eclissando il resto della società. Del Pride mi ha sempre affascinato lo “sbattere in faccia” a tutt* la bellezza di ogni individuo e quel senso di libertà nel vivere che la società eteronormativa, patriarcale e capitalista ci fa dimenticare. Eppure questa libertà può spaventare: chi esce dalle categorie conosciute e preimpostate, va a smantellare le cornici e i confini della società. Ma ogni rivoluzione non passa senza lasciare ferite.
All'alba del Pride Month due ragazze trans sono state aggredite a Roma e a Bologna una coppia gay è stata uccisa in modo crudele e brutale, non si conosce ancora la matrice del delitto: tutti questi sono fatti ignorati dai media principali su cui invece tant* attivist* online si sono espress*. La Paura domina alternata alla Rabbia: ancora ci chiediamo come fa l'amore a spaventare così tanto da non accettare quello di altr*.
In questo momento, proprio in questo mese, in cui non è più cool o trendy partecipare ai pride, in cui le aziende che fino all'anno scorso erano tutte arcobaleno e ora lavorano nel silenzio discriminatorio, scendere nelle strade con i nostri colori, con i nostri corpi, è più importante che mai.
Unit* nell'amore.
Ci vediamo il 21 giugno.
Autore
Eleonora Urbanetto