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Carissimi lettori e carissime lettrici, i componimenti che ho scelto per questo mio primo mensile si inseriscono perfettamente all’interno della poetica che vorrei progressivamente presentarvi: si tratta di un ideale di poesia che pone le proprie radici nell’umana necessità di dar voce e piena libertà espressiva al proprio “essere interiore”. Esso si manifesta solo attraverso un dialogo costante e diretto, ma soprattutto sincero con la nostra anima personale, vero motore che orienta i valori e i comportamenti di ciascuno di noi, delineandone le caratteristiche esclusive e l’intera visione del mondo. In linea con quanto appena esposto si trova il primo sonetto intitolato “L’8 Marzo: Per i valori liberi della donna” che porta con sè un coraggioso invito alla riflessione riguardo a questa assidua battaglia che, purtroppo ancora oggi, viene affrontata da numerosi soggetti con molta superficialità e scarsa profondità o attenzione. Il monito consiste in una lettura priva di qualsiasi stereotipo, pregiudizio o predisposizione ideologico-culturale per consentire all’opera di potersi esprimere pienamente e toccare le corde emotive di ciascun lettore/lettrice desideroso/a di interpretare tale spunto personale, sebbene questo sia filtrato inevitabilmente da una sensibilità e da uno sguardo comunque maschile. Il secondo sonetto (“Maschere”) è invece finalizzato a denunciare l’aspetto finzionale e ingannevole proprio della natura umana che sempre serpeggia all’interno della società in cui viviamo, arrivando a dominarla totalmente. Lo scopo è quello dunque da una parte di evidenziare l’esistenza e l’onnipresenza problematica e misteriosa di tali maschere umane, dall’altra di mettere in luce gli strumenti ormai rari e preziosi ma presenti in ognuno di noi, che indicano la via d’uscita e la migliore soluzione possibile. Da un’analisi interiore che porta a una riflessione riguardo alle relazioni umane e quindi a delle dinamiche sociali prettamente esterne, con il terzo componimento intitolato “l’ultimo grido di mia alma medesma” l’attenzione è rivolta esclusivamente all’interiorità dell’individuo e alla sua continua battaglia con sé stesso. Nell’ardua sfida di definire il sentimento dell’Amore, la singola personalità cerca di comprenderne le ragioni, le dinamiche e gli effetti unici di straordinaria complessità emotiva che esso porta con sé. Una forza a cui niente e nessuno può ribellarsi, da cui non è possibile fuggire e in cui è “critico” trovare un equilibrio definitivo. (La struttura metrica è espressa nella forma del sonetto, costituito da soli versi endecasillabi che garantiscono equilibrio al ritmo e fluidità alle rime e al discorso poetico.) L’interpretazione è assolutamente soggettiva e ognuno è libero di confrontare questi versi con i propri pensieri, le proprie idee ed esperienze personali, consentendo così il massimo grado di immedesimazione e di impatto emotivo possibile.
L’8 MARZO: PER I VALORI LIBERI DELLA DONNA
A giudizio pongo l’uman pretesa
di chiamar rispetto (un) oltraggio compiuto,
che impone a noi tutti (la) firma di resa
con tali tracce d’errore taciuto.
Non porge carezza (una) mano sicura,
nè a coglier tal fiore è esperta la fiera,
nascondono essi la stolta paura
che volge il pianto in smarrita preghiera.
Sempre fu l'uomo a mostrare le donne
e per invidia ne oscurò le gesta
che oggi trionfano come eterne colonne.
Lodiamole insieme nel giorno di festa
ma sempre sia fatto, oltre a vesti e gonne:
Dignità e Libertà è conquista più onesta!
MASCHERE…
Un velo incombe nell'uman natura
(e) pronuncia parole piene d'inganno,
Senno si imbatte in nube cupa e oscura
e il lieve sospiro in tragico affanno.
Verità e Onestà, che provan vergogna,
s'ascondono in virtù ormai sconosciuta,
van contendersi essi miglior menzogna
che divien così illusione compiuta.
Dunque lo stolto, o meglio dire il saggio,
nel mal pensare coltiva l’agire,
per corretto arbitrio o un vile vantaggio.
Ma Cuore e Amore, intenti a patire,
tradendo mai e con sì raro coraggio,
miran le maschere da maledire.
L’ULTIMO GRIDO DI MIA ALMA MEDESMA
Non essendo io esperto in intime urla,
giunsevi il genio, puro, vero ed esatto
a richiamar me, immaturo a condurla
nell'etere astrale, suo specchio e ritratto.
Offizio non banal, ma di tal cura
che anco indarno spira il floreale vento,
per sciogliere Anima, oscura e insicura
da obblighi posti dal Sommo Intervento.
Nel tacito suono tinto di erba,
attendere la quiete deve con gloria
il rosso folletto in veste superba.
Come inno virtuoso (insegna la storia)
così vago io, o mia ragione acerba:
in eterno di lei conservo memoria.