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A te, che sei anima pulsante del mio triste meriggiare; nei tuoi pensieri di vita, nei tuoi balconi sfioriti. Suono nell’echeggiare dei miei passi, su questo incavo mondo cattivo. Storia della mia pelle, valore delle mie strade. Ed io che sono, adesso e ormai vecchio, per credere in futili promesse, o giochi d’azzardo, non tremo ugualmente al cospetto delle nostre incertezze; di queste ruvide leggi sociali. M’hai escusso più volte, e scosso, insegnandomi il senso di muoversi. Possibilmente con una meta al termine del viaggio. A te, rinnovo, che sei: vettore delle mie leggi fisiche, forza che spinge. Caverna durante la tempeste, ossigeno dopo l’apnea. Non esistono più luoghi nei quali cercarti, n’è librerie vecchie uscite dai film. Non esistono scorci, momenti di gioia, vacanze con i miei, fotografie da ricordo. Non esiste più musica, n’é vasi in ceramica, dipinti del cuore, parole dall’anima, che abbiano un senso senza senso che tu gli dia.