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Il cuore spezzato esiste davvero?
Quando l’amore finisce… in pronto soccorso.
Sembra una menzogna da film romantico, ma la scienza lo conferma: puoi davvero andare all’ospedale per una storia d’amore che finisce, non in senso metaforico, proprio nel senso cardiologico. La sindrome in questione (sindrome di takotsubo) è una cardiomiopatia da stress, temporanea ma spiazzante, dove il ventricolo sinistro, la parte del cuore che pompa il sangue in tutto il corpo, si dilata e prende una forma strana, a cestello (tsubo) usato dai pescatori giapponesi per la pesca del polpo (tako), da cui deriva il nome. Le cause precise di questa miocardiopatia non sono del tutto chiare, anche se con tutta probabilità è dovuta a stimoli di natura neurogena, prodotti da acuti stress di origine psicologica o fisica. Quindi sì, anche una rottura. Da una situazione tranquilla ricevi una notizia fortissima (una morte, una separazione, uno shock improvviso) e allora il cuore comincia a correre, poi inciampa, s’irrigidisce, impazzisce: dolore al petto, fiato corto, arrivi in pronto soccorso: sospetto infarto. E invece no: le coronarie sono pulite. Ecco la diagnosi: sindrome di Takotsubo. Il cuore si ammala per un'emozione e a volte serve la terapia intensiva, ma spesso guarisce da solo nel giro di giorni o settimane e torna a battere normalmente, come se anche lui avesse avuto bisogno di riprendersi. Rimane comunque un evento abbastanza raro, più frequente nelle donne.
La Takotsubo è un pugno in faccia a chi dice che il corpo e la mente sono cose separate: esistono emozioni incarnate, chimiche, reali. Se un’emozione può lasciare un’ecografia diversa, se il cuore cambia forma per un lutto, allora quanto corpo c’è nelle nostre emozioni? E se il cuore è capace di fratturarsi per amore, non è forse il momento di riconsiderare quanto siamo corpo, prima ancora che pensiero?
Autore
Alessandro Michi