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Cara Gazzetta di Parma,
Scrivere questa lettera è stato impegnativo, necessario e sentito. Le parole che seguono nascono da un confronto all'interno della nostra redazione che, pur non condividendo più le sue scelte, riconosce nella sua storia un esempio di giornalismo coraggioso, libero e responsabile.
Sotto la direzione di Priamo Brunazzi, antifascista, e di Leonida Fietta, di posizioni opposte, le vostre pagine, durante la Prima guerra mondiale, hanno dato voce a intere categorie dimenticate: mutilati di guerra, vedove, orfani. A Parma, oggi, ci chiediamo: chi dà voce agli emarginati? Chi si schiera dalla parte di chi soffre?
Leggendovi, viene spontaneo chiedersi quanto siano cambiate le vostre scrivanie, il vostro sguardo, il vostro approccio giornalistico. Come il vostro, così quello di molte testate italiane, nate con grandi aspirazioni e poi smarrite in un universo informativo che sta crollando. Forse, il vero problema è il progressivo allontanarsi delle testate storiche dal pensiero dei loro lettori, che vorrebbero trovare nelle pagine di un giornale lo sguardo attento sulla realtà dei suoi scrittori e scrittrici. A volte, per sapere dove si vuole andare, è utile ricordare da dove si è partiti.
Prima di entrare nel merito, vogliamo esprimere la nostra gratitudine alla giornalista Ginevra Maria Bianchi per la sua professionalità e il suo sincero interesse verso il nostro progetto. Ha usato parole incisive ed eleganti per descriverci.
Ci preme fare una precisazione: Punto e Virgola non è un giornale universitario. Dietro le nostre scrivanie siedono operai, liberi professionisti, artisti. Per questa ragione, non vogliamo essere etichettati. Preferiamo essere letti. Crediamo nel potere delle idee, nell'energia del cambiamento, nella cultura che nasce dal basso.
Se avessimo atteso il sostegno dell'università, i suoi spazi e il suo potere comunicativo, oggi avremmo solo un pugno di mosche in mano e centinaia di fogli stropicciati nelle tasche.
Questo, naturalmente, non riguarda tutti i docenti: molti hanno accolto con entusiasmo la nostra iniziativa, condividendo con noi non solo il loro sapere, ma anche una visione di città più consapevole e attenta alle istanze sociali. Una città che non lasci nessuno indietro, che sappia valorizzare tutte le sue voci. Una città finalmente capace di andare avanti e non indietro.
Ora entriamo nel merito, e qui lo premettiamo: sarà più complesso che le nostre intenzioni non vengano fraintese. Stiamo riflettendo insieme, stiamo aprendo un dibattito, non una rissa.
Cara Gazzetta di Parma, riteniamo che oggi molte delle sue pagine si limitino a seguire un'inerzia editoriale, ampliando il numero di articoli senza approfondire realmente i temi trattati. Spesso vengono spese migliaia di parole per raccontare episodi di cronaca locale in modo, a nostro avviso, superficiale, puntando su elementi che rischiano di alimentare pregiudizi e stereotipi. A volte, abbiamo paura che il sensazionalismo venda più della ragione.
Si enfatizzano i dettagli, come la provenienza dei protagonisti dei fatti di cronaca, creando un'immagine distorta della realtà parmigiana e influenzando la percezione dei lettori. Questo, per noi giovani, è doloroso, perché crediamo in un giornalismo che, senza nessuna pretesa pedagogica, costruisce non divide. Che accende il dibattito senza fomentare la paura. Il suo compito dovrebbe essere quello di offrire una narrazione accurata e obiettiva della città, evitando di esasperare tensioni sociali già complesse da comprendere, analizzare e risolvere.
Oltre a questo, ci chiediamo se l'attuale distribuzione dello spazio editoriale sia davvero in linea con le esigenze della comunità. Secondo noi – e molti altri – no. Spesso vediamo pagine intere dedicate a tematiche marginali o a contenuti promozionali, mentre questioni fondamentali, come l'inquinamento atmosferico o il disagio giovanile, trovano poco spazio. Perché, anche solo per una volta, non fare rumore?
Per essere più chiari, un suggerimento concreto: anziché concentrare ogni sforzo giornalistico sulle pagelle degli atleti del Parma Calcio, perché non impiegare la stessa energia per approfondire le questioni psico-sociali che impattano sulla vita di tutti? Il tifo scalda il cuore per novanta minuti, ma usciti dallo stadio, noi giovani ci sentiamo smarriti.
Un altro aspetto che ci preme sottolineare è l'impronta editoriale della testata. Punto e Virgola non è neutrale: non lo pretende e non lo vuole essere. Ma è plurale. Ospita voci, pensieri, prospettive diverse. La Gazzetta, invece, dovrebbe aspirare a un'informazione il più possibile imparziale. Tuttavia, spesso percepiamo un orientamento conservatore che limita il dibattito su temi progressisti e innovativi. Sappiamo bene quanto sia complesso costruire un giornale completamente imparziale, ma uno sforzo maggiore in questa direzione sarebbe auspicabile. Perché – ripetiamo ancora una volta, affinché sia chiaro a tutti – il pluralismo è una ricchezza, la diversità di pensiero è un valore. Una società cresce solo quando sa ascoltare e confrontarsi.
Anche la scelta e l'impaginazione degli articoli sembrano seguire una linea precisa: alcune voci, sempre le stesse, hanno ampio spazio, mentre altre vengono ripetutamente marginalizzate. Ricordiamo, ad esempio, l'attenzione riservata alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici locali su questioni di poco rilievo, a scapito di temi, a nostro parere, di maggiore impatto sociale. In un periodo in cui l'informazione ha un ruolo cruciale nella formazione dell'opinione pubblica, riteniamo sia necessario garantire un equilibrio più equo dei contenuti.
Questa non vuole essere una critica fine a se stessa, ma uno spunto di riflessione. Non intendiamo denigrare il suo operato, cara Gazzetta, bensì condividere con lei la percezione che una parte del suo pubblico – soprattutto quella più giovane – ha del suo lavoro.
Autore
Antonio Mainolfi
Niccolò Delsoldato
Alessandro Mainolfi