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Prima di ogni chiave
fu lo zero,
così come prima dell’uno, del tutto. Siamo tanti niente in attesa di sviluppare una nostra unicità, da soli o in gruppo. A volte la vita pare scritta per mezzo di un rigido codice binario, e vediamo le azioni e le inadempienze che ci compongono come una lunga stringa di cifre. Siamo fatti di pieni e vuoti, di reticoli avvolti attorno a sacche di nulla e caos.
La primordiale mancanza, perfetta e assoluta, crea il proprio opposto, una totalità informe che successivamente evolve e si stabilizza. Allo stesso modo, qualsivoglia progetto o gesto istintivo prende le mosse da una base di vuoto che, diventato insopportabile, porta a uno sfogo, una reazione disordinata che solo dopo potrà correggersi e organizzarsi.
Ma lo zero resta comunque ciò che apre la strada a tutte le possibilità concepibili, è il prima di ogni cosa. Io credo che ognuno, scendendo al “livello zero” della propria mente, possa trovare un semplicissimo comandamento, slegato da tutto, che però costituisce il valore guida di tutti i comportamenti. Con giudizio e introspezione si può arrivare a scoprirlo e comprendere meglio la propria natura, anche se a discapito di quel “mistero di sé” che stimola la fantasia e la creatività.
Lo zero è la vera origine che negli antichi miti precede e dà vita ai primi potentissimi dei, ma la nascita dell’Uno e della Pluralità non era necessaria. Il vero Dio non è uno o tre, ma zero; e, come il numero è sfuggente, assorbe e confonde le altre entità.
Tenendo conto di tutto ciò, appare nobile la volontà, che certe persone talvolta dimostrano, di “ricominciare da zero”. Significa che il soggetto intende ristrutturarsi dalle fondamenta, cosa di cui il buonsenso e perfino la psicologia non ammettono la possibilità. Pur riconoscendo che il concetto possa essere un’astrazione molto difficile da mettere in pratica, perché non tentare? Su quali dati possiamo basarci per ritenere impossibile l’impresa, quando tutti hanno desistito prima ancora di mettersi in gioco? Dopo aver ascoltato credenze magiche, religioni, scienze, poteri pubblici, interessi personali, a cosa presteremo orecchio domani?
Forse non ci crediamo e ci pare che tutto sia già stato consumato e superato, che ormai non si possa che cercare di riesumare resti di passato; ma in realtà abbiamo il potere di ridurre tutto questo a zero e creare qualcosa di nuovo.
Voglio infine azzardare un’ipotesi che probabilmente nessuno difenderà. Si è tentato di ricostruire la storia della nascita dell’Universo e ciò ha portato all’affermazione della teoria che vede una grande esplosione, un “Big Bang”, portare alla nascita di tutto. Nessuno sa spiegare da cosa siano derivate la massa e l’energia che l’hanno innescato: ci sarebbe stato questo unico punto carico di illimitata potenza e generatività, proveniente da chissà dove e circondato da uno sterminato nulla.
L’obiezione più semplice consisterebbe nell’affermare che l’inizio della storia continui a sfuggirci e l’Universo sia molto più vecchio di quanto non crediamo.
Tuttavia sappiamo che, come la materia può diventare energia, anche il contrario è valido. Dunque l’energia dalla quale è nata la materia è provenuta dall’unica cosa precedente a essa: il vuoto. Ma è possibile che il nulla possieda una propria energia? Che la materia non sia altro che vuoto addensato? Che tutto provenga davvero dallo zero?
Sono domande per me senza risposta. Vi chiedo pertanto di provare a offrire loro una risposta, non per sterile sfida ma in nome della saggezza e della conoscenza.
Sotto il segno dello zero, un astratto circolo di infinite possibilità, vi consegnerò altre chiavi.
Autore
Giovanni Raffaldi