È stato nell'autunno del 2024 che l'esigenza di combattere il nostro disagio, il disagio sociale, il disagio giovanile, c'ha spinto ad unirci, a stringere i cuori attorno alle nostre ragioni, ad armare lo spirito di stilografiche e fondare nel freddo questo giornale. Il nostro più intimo desiderio, è che un giorno quest'opera possa essere esempio di Coraggio, di Passione e d'Indipendenza Giovanile agli occhi del giudizio della Storia. Non abbiamo voluto fare rivoluzione con le armi, e allora l'abbiamo fatta col pensiero. Battagliero, Passionale, Indipendente, Razionale, Veritiero, Senza Paura, ecco come intendiamo questo giornale; ed è nell'acqua sporca della verità che lo battezziamo “Punto e Virgola”, Nomen Omen, un nome e un destino; che finché avrà vita mirerà allo sviluppo d'una riflessione meditata, libera dalle convenzioni, libera dalle accademie, libera dal consenso.
PREMESSA
Perché scriviamo? Per quale ragione nasce Punto e Virgola?
Per rispondere a tali domande, vorremmo anzitutto affidarci ad una riflessione che l’autore ceco Milan Kundera espone ne L’immortalità, ove si sostiene che la gestualità particolare di ognuno, quella cioè che ci permette di riconoscere un amico da chilometri di distanza solamente sulla base del suo modo di muoversi, non sia altro che una sequenza particolare di gesti finiti e già consumati da milioni di persone vissute in passato. Dunque, dice Kundera, i gesti non sono mai originali e propri di ogni individuo, bensì una sola ripetizione di gesti già gesticolati. Ebbene, crediamo che questo concetto possa applicarsi anche ai pensieri: pochi sono i pensieri, se paragonati al tempo della storia, ma pressoché infinite sono le loro combinazioni. Proprio come limitate sono le note musicali, ma infinita è la musica (sia in virtù dell’infinità di successioni di note possibili, sia in virtù dell’illimitata variabilità di interpretazioni di quella stessa musica).
Mai come in questo momento storico, dal soffocante mare dei giornali e dei mezzi di informazione, ci vengono propinate narrazioni della realtà pericolosamente monotone e vincolanti. Siamo affetti da una mania bulimica, che ci forza a ingoiare quotidianamente la stessa minestra, senza mai cambiare pietanza né ristorante. E nemmeno ce la riscaldano!!
Ci è stato insegnato a scuola che per capire la realtà attuale occorra guardare alla Storia, studiarla per non ripetere gli errori del passato.
Tuttavia, sarebbe un ridicolo errore sostenere che la Storia si ripeta ciclicamente tale e quale; piuttosto, essa è una melodia su cui si installano continue variazioni: di ogni evento storicamente rilevante è infatti possibile trovare il suo antecedente (o, più probabilmente, i suoi antecedenti).
Si può facilmente sostenere che due avvenimenti non coincidano mai in maniera totale. Per quanto sia possibile tracciare un fil-rouge che colleghi due eventi in una catena di concause e similarità, essi saranno sempre marchiati da una nota di reciproca diversità, poiché la Storia viaggia su un binario unilaterale e proiettato incontrovertibilmente verso il nuovo, che non per forza significa progresso,anzi… ma che sicuramente significa proiettarsi verso l’ignoto senza una soluzione di continuità.
Vero è che la Storia non si ripete, ma rima.
Le connessioni tra l’attualità e il passato, quindi, lasciamole agli storici nostalgici.
È forse arrogante sentirsi il nuovo? È forse troppo, rincorrere la storia?
Noi, invece, vorremmo farci trovare pronti per cucire, assieme, dei nuovi ricami sulla monotona trama del reale.
Con orgoglio non intendiamo conformarci alla norma sociale che ci impone di essere “normali”, essendo convinti che ognuno debba portare con fierezza la propria diversità e tutte quelle caratteristiche generalmente inserite nella categoria delle “debolezze”.
Soprattutto, percepiamo l’importanza del tempo presente, ovvero la necessità di non sprecare questo tempo, di non dare per scontata la vita, di non chiudere gli occhi di fronte ai problemi del nostro secolo.
Il passato è consumato, il futuro non c’è ancora. Il presente è la nostra unica occasione. (Noi ci impegneremo a farci cantori dell’oggi)
Perché Punto e Virgola ?
Fra tutti i segni di punteggiatura, il punto e virgola è indubbiamente il più indefinito. Facciamo fatica ad usarlo, a capirlo, spesso non sappiamo a cosa serva. Nella pratica rappresenta uno stacco intermedio tra due proposizioni di un periodo; ma non siamo certo noi a dover fare una lezione di grammatica. Per noi il punto e virgola si compone di moltissimi significati, entro ognuno dei quali piace rispecchiarci.
Innanzitutto, questo strano simbolo è formato dall’unione di due segni -il punto e la virgola ,appunto- assai diversi e sbilanciati tra di loro per forza e valore. Eppure, dal contatto di due elementi di portata differente, si ha avuta l’origine di un nuovo segno, dotato di una maggiore armonia e di un maggiore equilibrio. Anche noi vorremmo unire i nostri pensieri, le nostre forze, le nostre debolezze, per migliorarci vicendevolmente e trovare la nostra armonia.
Esso costituisce poi un segno di pausa,il momento in cui, durante la lettura, possiamo finalmente prendere fiato. In una metafora tutta nostra, dunque, il punto e virgola raffigura il bisogno di prendersi una pausa dalla concitazione della vita quotidiana, dal sovraccarico di stimoli che ci vengono da una realtà sempre più frenetica e esigente.
Da ultimo, come atto di solidarietà verso chi ha lottato contro la solitudine, contro la depressione ed è sopravvissuto all'idea del suicidio - uscendone da vincitore– abbiamo anche noi deciso di adottare questo simbolo, consapevoli dell’abisso di fragilità che sommerge la nostra generazione. Il punto e virgola è emblema di chi ha scelto la vita, di chi poteva fermarsi (come una frase con un punto),ma ha deciso di andare avanti.
Con il seguente Manifesto poniamo il sigillo sull’atto di nascita di Punto e Virgola, un giornale che si augura di essere indipendente, autonomo, volutamente diverso, aperto, spontaneo ed impegnato.
In un mondo in larga parte classista, sessista, razzista ed altre tendenze nocive alla dignità di ogni essere umano, noi, in nome dell’indipendenza e dei nostri valori comuni, ci proponiamo di abolire qualsivoglia barriera ideologica e materiale, che impedisca la libertà, la dignità, l’espressione dei diritti e dell’individualità di ognuno, poiché crediamo fermamente nell’esistenza di un sentimento universale che, come una pioggia che bagna tutte le nazioni, ci ha resi uguali e fratelli. In virtù delle comuni esigenze e sofferenze che l’età presente ci pone innanzi, vorremmo tentare con ogni sforzo di dare voce a chi non ce l'ha, di portare alla luce ciò che altri vogliono nascondere e stimolare un dibattito informato e costruttivo.
La libertà di stampa e i canoni democratici stanno soffrendo enormemente negli anni presenti; dunque, siamo determinati a portare alta la bandiera di questi diritti dimenticati, offesi e calpestati, facendoci partigiani di una lotta che -crediamo, anzi sappiamo - è necessario cominciare nel campo culturale! Attenzione, lettori: questa è un’arena, dove si combatte l'indifferenza con le parole!
Nonostante il senso di fratellanza che ci ispira, che è colonna portante del nostro giornale, non possiamo negare la diversità delle opinioni che ci distinguono - e non potrebbe essere altrimenti, per fortuna!
Pertanto, intendiamo creare uno spazio libero per l’espressione della pluralità di idee, purché esse siano esposte nel rispetto del pareri degli altri, in maniera chiara, sistematica, nient’affatto semplicistica, e purché siano conformi ai termini etici dello Statuto.
Creare uno spazio libero, secondo noi, significa anche difendere la libertà stilistica di ciascun autrice-autore-autor*, giacché anche la diversità formale muove a favore della rappresentanza dei gusti di qualsiasi tipo di lettrice-lettore-lettor*.
Il giornale che ci siamo decisi a creare nasce, nelle nostre intenzioni, come una zona accessibile ed aperta a tutto e a tutti, per cui non mira ad essere fautore di un taglio politico netto, identificabile a livello partitico. Malgrado ciò, Punto e Virgola non ha la pericolosa pretesa della neutralità, un paradigma utopico con cui si rischierebbe di ledere la capacità di giudizio critico dei lettori. Ragion per cui qualsiasi idea espressa, in modo più o meno esplicito, apparterrà sempre alla sensibilità degli autori stessi, di cui, come sopra detto, si assicura la totale παρρησία (parresìa = termine con cui nella Grecia antica si indicava la libertà di parola ma anche la franchezza nell'esprimersi, dire ciò che si ritiene vero e, in certi casi, un'incontrollata e smodata propensione a parlare).
Pur non volendo avere la presunzione di essere neutrale ed oggettivo, sentiamo il dovere di rispettare la veridicità dei fatti menzionati negli articoli, allo scopo di evitare il più possibile di diffondere notizie inesatte.
Per raggiungere quest’ultimo fine, ci impegneremo per assicurare ai lettori la massima trasparenza, per quanto riguarda le fonti di cui ci avvarremo. Qualora venisse fatta menzione di un fatto che non sia accertato o accertabile, ci assumeremo la responsabilità di dichiarare tale incertezza a chi legge, attraverso note a margine e postille. Punto e Virgola indosserà vesti variegate: allo stesso modo di un trasformista, vuole portare avanti la massima varietà di temi e non avere limiti nella scelta contenutistica, cosicché chiunque legga possa trovare rappresentati, nei nostri articoli, il proprio punto di vista e i propri gusti.
Nulla ci è più distante della volontà di corrispondere a priori all’opinione comune o politicamente corretta, a meno che tale opinione non rappresenti il pensiero di uno o più *autor*. Il giornale, infatti, si alimenta delle idee dei propri fautori, che verranno espresse con la promessa di aderire al valore dell’umiltà più assoluta, senza avere la pretesa di farsi guida morale per chi legge.
Crediamo inoltre in un mondo informato, consapevole e capace di prendere decisioni giuste per il progresso. Il nostro obiettivo è quello di offrire un giornale raggiungibile da chiunque, che includa chiunque, ove sia agevolato, in ogni sua forma, il dibattito attraverso il quale è necessario passare per pervenire alla sintesi di un’idea funzionale in senso progressista.
Ci prefiggiamo come fine ultimo, nonché come mezzo per la realizzazione di esso, ciò che definiamo col nome di Umanesimo postmoderno.
Entro la formula di Umanesimo postmoderno vogliamo racchiudere quel senso di cosmopolitismo tanto caro agli antichi, ma che oggigiorno viene ostacolato dalle troppe frontiere ideologiche imposte dall’irrazionale paura di ciò che è estraneo o alieno. Oltre a ciò, indichiamo col termine di Umanesimo anche il sentimento di fiducia verso tutta l’umanità, essendo convinti che sia sempre possibile giungere ad un miglioramento collettivo ed individuale, sotto tutti i punti di vista.
Sicuri del fatto che un miglioramento sia sempre raggiungibile, riteniamo che la perfezione sia una chimera di per sé fallace. Dunque, pensiamo che ambire alla perfezione non potrebbe essere che deleterio e ridicolo. Al contrario, proprio nelle imperfezioni di ognuno risiede la complessità e la bellezza che ci rende umani.
Allo stesso modo, anche l’estrema coerenza è, secondo la nostra visione, da rifuggire, poiché è sinonimo di staticità.
Ci piace paragonare Punto e Virgola ad un’onda, sempre soggetta al movimento e alla trasformazione. Amiamo dialogare, scontrare i nostri pareri come la spuma sugli scogli, ascoltarci e ascoltarvi -voi lettor*- e mutare i nostri punti di vista, anche a costo di risultare incoerenti. Con ciò non intendiamo dire che ricercheremo appositamente l’incoerenza ed il dissenso, ma l’incoerenza sarà ben accetta qualora dovesse presentarsi: essa non è che la testimonianza della nostra evoluzione, del nostro progresso!
Consideriamo, infine, che vada serbata grande devozione nei confronti della Parola, in quanto anche un solo termine sbagliato potrebbe generare incomprensione.
Promettiamo di tributare le maggiori cure nella scelta terminologica da adottare. Soppeseremo con cura ogni lemma, ogni punto ed ogni virgola sulla base del confronto diretto tra gli autor*, che si svolgerà durante le riunioni previste dallo Statuto o durante qualsiasi momento di dialogo che il caso ci conceda.
SPAZIO APERTO A TUTTI I MEMBRI PER INTERAGIRE CONCRETAMENTE CON IL MANIFESTO LASCIANDO UNA FRASE SIMBOLICA CHE RIFLETTA LO SPIRITO CON IL QUALE SCRIVONO
L’onda di Punto e Virgola è una, ma è anche plurale, in quanto insieme di tante goccioline, tante sfumature diverse che rappresentano i differenti inchiostri di ciascuna e ciascuno. E’ un’ondata che vogliamo acquisisca sempre più acqua, quindi una maggiore varietà di gusti e opinioni, e che ognuna di queste possa risaltare ed essere nitida come lo sono la schiuma e le gocce del celebre quadro di Hokusai.
Siamo marea, ma nella forza e la grandezza dell’onda superficiale - quella che trascina, come lo fanno le grandi notizie, gli eventi inaspettati, i temi più dibattuti del presente - non ci vogliamo o dobbiamo dimenticare di tutto il mare che la sorregge, dei fondali da cui proviene. Allora ci proponiamo di viaggiare negli abissi, esplorare minuziosamente nicchie e meandri inosservati, per poter riportare in superficie, sotto gli occhi di chi legge, ciò che è a lungo stato sepolto, ciò che è stato spinto ai margini della società e del dibattito pubblico. Crediamo che le nostre parole possano dipingere la realtà ed è quindi la realtà di tutt* che deve rientrare nel nostro quadro. (Clara)
passeggio sull’ambrato scricchiolio delle foglie e sono orme, forme nell’aeree petroso che, nella notte profonda parla e si strugge e mi chiama con un filo di voce.
è forse troppo anche per te?
lo spazio, anche per te, Primo Mobile?
è forse dal Vano che sussurri?
è la notte che avvolge e fa diluviare il cuore a me e alla città,
a te, alla tua stanza.
(Antonio Mainolfi)
Conclusione
Nella stesura del presente Manifesto ci siamo ispirati a varie fonti, ritenendo opportuno avvalersi di una molteplicità di registri e stili, affinché il concetto di diversità, di cui vogliamo farci portavoce, fosse evidenziato al massimo grado.
Nella fattispecie, abbiamo preso visione e ci siamo ispirati a:
- l’Editoriale de Il Caffè dei Fratelli Verri, pubblicato il giorno 1 giugno 1764
- l’Introduzione a’ leggitori de La frusta letteraria di Aristarco Scannabue
- il Voto di Castità
del movimento
Dogma 95