Il 5 gennaio il Collegio di garanzia elettorale ha chiesto al Consiglio regionale di dichiarare decaduta dalla carica di onorevole la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde (M5S),con un provvedimento che chiuderebbe la legislatura per dare luogo a nuove elezioni: il nocciolo della questione consiste fondamentalmente in una sbadataggine amministrativa (la Todde non nominò il “mandatario” del conto corrente dedicato alla campagna elettorale e non aprì il suddetto conto).
In data 28 maggio il tribunale di Cagliari ha rigettato il ricorso presentato dagli avvocati della governatrice, destinataria di un’ingiunzione di decadenza che prevedeva, tra l’altro, anche una sanzione da 40 mila euro per irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali. Solo che la Giunta delle elezioni, organo interno chiamato a ratificare la decisione del collegio di garanzia, ha stabilito che si dovrà attendere l’esito di tutti i ricorsi. Ed è davanti alla Consulta che il Consiglio dei ministri il 22 luglio ha deciso di costituirsi in giudizio contro il ricorso per conflitto di attribuzioni che la Regione ha presentato per contrastare la sentenza del Tribunale di Cagliari del 28 maggio.
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli – citando il comunicato di Palazzo Chigi al termine della riunione - ha deliberato di resistere nel giudizio per conflitto di attribuzioni promosso dalla Regione Sardegna contro lo Stato e, per esso, il presidente del Consiglio dei ministri, contro l'ordinanza-ingiunzione del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale, in relazione alla sentenza del Tribunale di Cagliari 28 maggio 2025, n.48.
Il Governo, quindi, si schiera con i giudici e contro la Regione, a difendere le prerogative degli enti statali. Giudici che, peraltro, sono chiamati a decidere sulla base di norme regionali che hanno assorbito quelle nazionali.
Ecco spiegata, in sintesi e di questo me ne scuso con i lettori, la vicenda che riguarda la presidente Todde. Vedremo come andrà a finire questa intricata vicenda. Ma, sta di fatto che, all’indomani della richiesta di decadenza per Alessandra Todde, il 5 gennaio, l’Italia si è riscoperta piena di amministratori di grande vaglia.
La Repubblica è corsa subito ad intervistare Ugo Cappellacci (FI) presentandolo così:” Ugo Cappellacci è un sardo che ha governato l’Isola dal 2009 al 2014, ha avuto più di un procedimento giudiziario, ma è sempre stato scagionato, è deputato forzista, e ripete: «Sono preoccupato per la Sardegna».” Quindi per Repubblica essere stati prescritti per abuso d’ufficio ed essere attualmente sotto processo per corruzione significa essere stati sempre scagionati. Nell’intervista il Cappellacci è riuscito a dire: “Non sono un garantista a senso unico, ma mi auguro che la Todde faccia un esame di coscienza… Che beffa, i 5Stelle volevano la trasparenza, ma sono dei dilettanti”. Lui invece parla da professionista. Nel 2010, indagando sulla loggia P3, si venne a scoprire che il sopracitatofrequentava assiduamente , facendo anche affari, con Flavio Carboni, noto faccendiere all’epoca sotto processo per l’omicidio di Roberto Calvi e a sua volta in affari con la banda della Magliana. Quando gli chiesero conto di queste frequentazioni pericolose, lui se ne usci così:” Conoscevo Carboni solo di fama. Ma non conoscevo nei dettagli le sue vicende. diciamo che sono stato un babbeo!”.
Un po’ come il ministro Lollobrigida, il quale, quando gli chiesero conto delle sue elucubrazioni sulla teoria della “sostituzione etnica”, riuscì a dire: “Sono ignorante, non razzista”.
Questi preferiscono passare per coglioni piuttosto che lasciare la poltrona. Naturalmente oraCappellacci siede in Parlamento nelle file di Forza Italia ed è anche Presidente della dodicesima Commissione Affari sociali della Camera dei deputati. Per dire che siamo sempre in ottime mani.
Un altro implacabile nemico del dilettantismo è Maurizio Gasparri, uno degli uomini più acuti di Forza Italia: “Se saranno confermati gli errori, Todde subito a casa! Non faremo sconti a nessuno” (Maurizio Gasparri, capogruppo FI al Senato, 4.1). Ma lui ha un’attenuante: l’incapacità di intendere e di volere. Una volta lo ammise lui stesso:” A volte, il Senato, la Camera, votano leggi che noi stessi che le votiamo non è che le capiamo bene". Infatti, l’hanno poi eletto, come premio, vicepresidente del Senato. Però almeno è sincero. Lo era anche quando parlò in questi termini del saluto romano, intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, il 10 maggio 2002: "Dal punto di vista igienico è meglio della stretta di mano. Mi tocca stringere centinaia di mani, sudate, calde, sporche. E al Sud, addirittura il bacio. Il saluto romano è più pulito. Dovrebbero imporlo le Asl, per evitare contagi".
E non dimentichiamoci che siamo in un paese dove l’attuale ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che fa parte di un governo sostenuto dal partito di Cappellacci e Gasparri, è stata già rinviata a giudizio per falso in bilancio, bancarotta fraudolenta del gruppo imprenditoriale Ki Group e truffa aggravata dalla Procura di Milano. La truffa era costruita in questo modo: La società Visibilia e i suoi amministratori, tra i quali Santanchè, non solo sapevano di far lavorare 13 dipendenti nonostante fosse vietato, perché nello stesso periodo ricevevano i fondi pubblici (126 mila euro) della cassa integrazione a zero ore, ma addirittura gli elargivano un premio aziendale “per l’impegno mostrato”. Se lo potevano permettere anche perché, usando la Cassa Covid, avevano risparmiato forti somme sul costo del lavoro.
Però d’ora in poi non faranno sconti a nessuno.
Autore
Riccardo Maradini
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