Il 6 settembre 2025 migliaia di persone hanno sfilato da Piazza Venezia a Piazza Duomo in difesa della Leoncavallo e degli spazi pubblici autogestiti, contro la gentrificazione, per il diritto all'abitare, contro la speculazione edilizia, il saccheggio delle olimpiadi Milano Cortina e i padroni delle città. La manifestazione ha seguito le vie che rappresentano i luoghi più nobili della città, piene di alberi e spazi verdi, privilegio di pochi e mancanza di molti, costretti a vivere nelle zone più cementate. Le manifestazioni sono il modo empirico per vedere e sentire la quantità di persone che condividono gli stessi ideali e gli stessi valori, spesso scavalcati da interessi economici e politici, appiattiti dall’omologazione di massa. Manca un alfabetizzazione diffusa di una nuova urbanistica, capace di scelte coraggiose e lungimiranti, in grado di compensare e ridurre sempre più i grandi interventi di consumo di suolo. La stessa urbanistica che a Parma non riesce a trovare una volontà politica forte per ripristinare un luogo sociale, di valore ecologico ed ecosistemico, che è oggetto di ricerca e di interesse internazionale: La Picasso Food Forest. Il bello è che sono gli ecologisti, gli ambientalisti, i verdi, a essere additati come il fardello di cui liberarsi, invece di essere valorizzati come cittadini attivi e capaci di comprendere il valore di ciò che stiamo continuando a distruggere, ciò che ci dà la vita: la Natura. Liberarsene per portare avanti un piano del tutto privo di vantaggi ecologici ed ecosistemici. Qui sorge l'importanza del dialogo, del confronto con la parte civile, che spesso può proporre soluzioni concrete e risorse gratuite. La colpa non è solo politica, ma anche dei suoi oppressi, il popolo così definito Paulo Freire, che manca spesso di una capacità di lettura del paesaggio e, di conseguenza, ci vuole poco a modificarlo per sempre, a costruire, a sgomberare, o a uccidere... Quello che resta poi, rimane nella memoria di chi ha saputo scorgere quella bellezza, di chi non ci sta a vederla distrutta e ricorda, si batte, scende in piazza, decide di non omologarsi alla massa lobotomizzata che la società capitalista vuole asservita al consumismo e alla fruizione passiva della realtà preconfezionata, comoda, ordinata, decorosa, falsa e già marcia, perché costruita sulla follia cieca del denaro. Manifestare significa dissentire, a un modello di crescita folle e autodistruttivo, di cui siamo tutti complici e succubi! Manifestare è un dovere, un giorno in cui si alza la voce, tutti insieme, per comprendere che siamo tanti. Un giorno che ci restituisce il lavoro di tutti i giorni, che ognuno di noi porta avanti con le sue lotte, nella sua città, nel suo paese, nel suo quartiere, nel mondo!


















Autore
Lorenzo Menozzi
Luca Fantuzzi
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