A Campegine, nel Reggiano, Domenica 7 settembre, si è tenuta la decima Rievocazione Storica Nazionale riservata a tutti i motoveicoli costruiti fino al 1940. Un’occasione per un tuffo nel passato dedicato interamente a chi nostalgicamente ama le moto d’epoca.
In giornate come queste il tempo sembra fermarsi, e basta un parcheggio di paese, il sole che accarezza il metallo e il profumo di benzina a riportarci indietro di quasi un secolo. Lì, immobili ma vive, tre vecchie signore della strada raccontano ancora le loro storie:la Moto Guzzi Sport 14, la Harley-Davidson VL 1200, la Bianchi 500 e la FN Four.
La Guzzi, rossa e fiera, sembra uscita da un romanzo italiano degli anni ’30. La immagino mentre scivola lungo una strada bianca di polvere, con un ragazzo ventenne che la guida a maniche rimboccate e cuore in gola. Non correva soltanto: sognava. Ogni scoppio del suo monocilindrico era una promessa di libertà, un invito a vedere cosa c’era oltre il confine del proprio paese.
La Harley, invece, parla un’altra lingua. È più pesante, più possente, con quel bicilindrico che pulsa come un cuore d’acciaio. La guardi e ti pare di sentire già il vento delle praterie, gli spazi infiniti, le pattuglie di polizia che sfrecciano nelle metropoli americane. È l’incarnazione di un sogno che attraversa l’oceano: il sogno americano, fatto di chilometri e chilometri d’asfalto e benzina.
Poi c’è lei, la Bianchi. Più discreta, tutta nera, quasi elegante nel suo portamento. Non ha bisogno di gridare per farsi notare. Era la moto della vita quotidiana, della Milano operosa, delle strade di provincia percorse senza clamore. Molti la ricordano con la divisa militare accanto, altri come compagna fedele per i viaggiatori italiani. È una moto che parla piano, ma quando lo fa, racconta la forza silenziosa della resilienza.
C’è un’aura quasi sacrale attorno alla FN Four del 1905. Non è soltanto una motocicletta: è il primo vero capolavoro meccanico della Fabrique Nationale di Herstal, in Belgio, e una delle pietre miliari assolute della storia del motociclismo mondiale. In Italia se ne custodisce un esemplare leggendario, appartenuto a Erasmo Armani, che molti ricordano come una delle motociclette più antiche del Paese. Non era solo un mezzo: era un simbolo di progresso, una creatura meccanica che suscitava stupore ovunque comparisse.
Oggi, la FN Four del 1905 appare come un testimone silenzioso di un mondo in fermento, quando pochi pionieri sfidavano le strade sterrate e l’ignoto con macchine che sembravano venute dal futuro. Guardarla significa non solo ammirare una motocicletta, ma toccare con mano l’inizio di una leggenda.
Vederle oggi, ferme sotto il sole, è come ascoltare quattro voci diverse di una stessa orchestra. Non servono musei o vetrine: basta chiudere gli occhi e sentirle di nuovo in marcia. La Guzzi che danza tra le curve, la Harley che ruggisce sul rettilineo, la Bianchi che accompagna senza tradire, la FN che dirige l’orchestra.
Sono più che motociclette: sono pezzi di vita, di speranza e di strada. Ognuna con il suo carattere, ognuna con il suo cuore meccanico che ancora oggi, se lo si ascolta bene, continua a battere.
Autore
Giuseppe Serra
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