3
Bête Noire

©️ Netflix
Maria è la protagonista di una vita che sembra essere perfetta: essere un'eccellenza nel suo lavoro e l'appartamento più che modesto danno l'idea di una vita di successo. Questa vita viene totalmente sconvolta da Verity, che in questo caso è molto più di un villain.
La risintonizzazione quantistica di cui si parla nella serie è molto interessante: essa sembra essere una traduzione narrativa della teoria MWI. L'Interpretazione a Molti Mondi, avanzata da Hugh Everett III nel '57, suggerisce che ogni evento quantistico porta alla creazione di universi paralleli, ciascuno corrispondente a un possibile esito dell'evento. In questo quadro, tutte le possibilità si realizzano, ma in universi separati e non comunicanti. Questa idea si fonda sul concetto che la materia vibri ad una certa frequenza quantistica che la rapporta ad una delle realtà possibili. Esattamente in questo modo Verity riesce a cambiare la realtà: non cambiandola, ma sintonizzandosi nella realtà che le occorre in quel momento.
La parte veramente interessante di questo episodio però, a mio avviso, è il secondo tema, che è collegato al titolo dell'episodio e compone uno dei fattori principali della trama. Il termine francese Bête Noire si riferisce a qualcosa che si detesta, si odia o da cui si è estremamente infastiditi. Il dolore che è stato fatto provare a Verity nella sua fase adolescenziale l’ha portata con determinazione a costruire un computer in grado di alterare la realtà (anche se abbiamo appena spiegato che non è un cambiamento qualitativo). Nella fine dell’episodio spiega come il suo primo esperimento fu proprio quello di inginocchiare il mondo ai suoi piedi; tuttavia questo non fu un modo per risanare la ferita che le fu lasciata dall’esperienza traumatica vissuta durante l’adolescenza.
Questo non è sicuramente uno degli episodi più sconvolgenti che abbia visto di Black Mirror, ma è prima di tutto un ottimo continuo rispetto al primo episodio, di cui accenno l’essere molto impegnativo; d’altro canto ho trovato molto interessante questa introduzione ad un concetto della fisica quantistica, che - se non ricordo male - in Black Mirror ancora mancava; e, infine, tratta un tema importantissimo come quello del bullismo. Percepisco già i fan del politically correct lamentrarsi del fatto che questo tema sia troppo politically correct - perché, sì, i veri fan sono esattamente quelli che lo odiano, che lo aggrediscono di continuo.
Invece è giusto parlarne, perché il bullismo non esiste solo nei licei statunitensi e ha risultati concreti anche qui, in Italia. Con questo spunto fornitoci da questa serie, condividiamo alcuni dati esplicativi della situazione in Italia, sia riguardanti la tematica del bullismo, sia in generale della salute mentale.


.png?table=block&id=29da3d9d-2328-4776-90e3-0f8750624790&spaceId=7582c22a-88c3-4bde-9af6-893f3b925344&expirationTimestamp=1744646400000&signature=tSITDPeZ4VOvvW8Y9Oyu-pWzoyOZfV5UG0Iey5dJTLE)
Gente Comune
La stagione viene aperta da uno degli episodi più belli di sempre di Black Mirror; quanto meno l'unico che sia riuscito a commuovermi al punto da pensare: "No, devo fermarmi un attimo prima di guardare il prossimo."
La storia di Amanda e Mike comincia con tanto amore e si conclude con lo stesso amore, ma con molti, troppi soldi in meno. E questi, non fanno la felicità, ma fanno la stabilità.
In un futuro che è presente (niente macchine volanti o tecnologie fantascientifiche, solo interventi chirurgici che ad oggi sembrano lontani) Mike si ritrova a firmare il contratto della vita di Amanda con una start-up che le permette di riprendersi da un importante tumore, sostituendo una parte del suo cervello con tessuti artificiali.
La scena più potente dell’episodio, per me, è lo sguardo di Mike quando l’operatrice della start-up gli dice: "Questo vi darà tempo." In quel momento si capisce che Mike che può tornare a respirare, perché Amanda potrà tornare a vivere.

©️ Netflix
Nel mentre passa un intero episodio, che porta l'indignazione e la tristezza di questa coppia fin nelle viscere di chi guarda, e mi imbatto nella scena più triste: il confronto tra Mike e Amanda, dopo che lui è stato licenziato. Rimasti senza lavoro e senza soldi per pagare una vita dignitosa ad Amanda senza interferenze pubblicitarie, si autoconvincono che l'azienda capirà la situazione e li aiuterà. La scena è tragicamente sincera: entrambi sono coscienti che non riceveranno aiuto da nessuno. Eppure devono continuare a crederci, proprio come fanno le persone che non hanno più speranza, ma che fingono di averla per poter andare avanti di mezz'ora in mezz'ora. La differenza tra il confronto tra i due protagonisti e tra due tossici alla ricerca dell'ultima dose, o di due persone che stanno per essere sfrattate; è che in gioco non c'è il tetto di casa o una siringa, ma il lobo parietale di lei.
Questo episodio mi ha ricordato una delle peculiarità di Black Mirror: non c’è quasi mai un lieto fine. A volte, le culle comprate per un bambino che deve ancora nascere vengono caricate su un'altra macchina, e non tornano più. Può sembrare banale, ma questo cambia radicalmente il modo in cui guardi la serie — e, soprattutto, il modo in cui guardi la realtà che quegli episodi riflettono.
Black Mirror fa esattamente ciò che denuncia: porta l'essere umano a scegliere come utilizzare la tecnologia. Se vuoi fare la scelta giusta, guarda questa serie.
Autore
Daniele Mainolfi